Diventare bilingue con le proprie forze
La nostra
famiglia si è trasferita nel Regno Unito circa due anni fa.
I miei bambini avevano cinque anni il più grande e un anno e mezzo la più piccola.
Me lo ricordo come fosse ieri.
Era luglio e il Grande era stato letteralmente buttato, per gli ultimi dieci giorni di scuola, in una classe di Reception Year (primo anno di scuola elementare che potrebbe essere paragonato ad una via di mezzo tra ultimo anno della scuola materna italiana e primo anno di scuola elementare).
L’inglese, come lingua, non sapeva neanche cosa fosse.
A settembre ha cominciato regolarmente l’Year 1 insieme a tutti i suoi compagni.
I dieci giorni di luglio sono stati preziosi per far sì che conoscesse la scuola, l’ambiente e alcuni bambini. Ovviamente non sono bastati per dare serenità al nostro grande eroe.
Ha pianto moltissimo, non capiva, non parlava, non riusciva ad esprimersi.
Quante volte ci ha detto “Io non ho scelto di venire a vivere qua, voglio tornare a casa mia”. Ma non ha mai mollato e sono molto fiera di lui.
Dopo circa quattro mesi capiva tutto quello che succedeva a scuola, i ritmi, la routine della giornata e io lo vedevo rilassarsi un poco.
I pianti serali e il nervosismo sono comunque andati avanti per mesi.
Dopo circa otto/nove mesi eccolo fiorire. Lo sento parlare, interagire, fare domande, intervenire. Lo sento libero.
Oggi, dopo circa due anni, non ha ancora un vocabolario ricco come quello di un suo coetaneo, ma l’inglese è una lingua facile da capire, facile da utilizzare ed è la lingua con cui interagisce di più e che spesso, anche con noi, predilige.
Ha un accento perfetto ed essere in un ambiente in cui l’inglese è la lingua principale non è più motivo di alcuna tensione.
I miei bambini avevano cinque anni il più grande e un anno e mezzo la più piccola.
Me lo ricordo come fosse ieri.
Era luglio e il Grande era stato letteralmente buttato, per gli ultimi dieci giorni di scuola, in una classe di Reception Year (primo anno di scuola elementare che potrebbe essere paragonato ad una via di mezzo tra ultimo anno della scuola materna italiana e primo anno di scuola elementare).
L’inglese, come lingua, non sapeva neanche cosa fosse.
A settembre ha cominciato regolarmente l’Year 1 insieme a tutti i suoi compagni.
I dieci giorni di luglio sono stati preziosi per far sì che conoscesse la scuola, l’ambiente e alcuni bambini. Ovviamente non sono bastati per dare serenità al nostro grande eroe.
Ha pianto moltissimo, non capiva, non parlava, non riusciva ad esprimersi.
Quante volte ci ha detto “Io non ho scelto di venire a vivere qua, voglio tornare a casa mia”. Ma non ha mai mollato e sono molto fiera di lui.
Dopo circa quattro mesi capiva tutto quello che succedeva a scuola, i ritmi, la routine della giornata e io lo vedevo rilassarsi un poco.
I pianti serali e il nervosismo sono comunque andati avanti per mesi.
Dopo circa otto/nove mesi eccolo fiorire. Lo sento parlare, interagire, fare domande, intervenire. Lo sento libero.
Oggi, dopo circa due anni, non ha ancora un vocabolario ricco come quello di un suo coetaneo, ma l’inglese è una lingua facile da capire, facile da utilizzare ed è la lingua con cui interagisce di più e che spesso, anche con noi, predilige.
Ha un accento perfetto ed essere in un ambiente in cui l’inglese è la lingua principale non è più motivo di alcuna tensione.
Per la Piccola il tutto è stato molto più semplice.
Lei non parlava quasi neanche italiano quando siamo arrivati. Al compimento dei due anni, ha iniziato a frequentare il nido per sole due mattine a settimana. Ha trovato una maestra bravissima e nel giro di pochi mesi capiva tutto anche lei.
Poi ha iniziato con le prime parole. Ed ora, a quasi due anni dall’esposizione della lingua inglese, costruisce frasi e interagisce con i suoi coetanei e con gli adulti senza troppe difficoltà .
Io, come
mamma, ho cercato di organizzare per loro tanti momenti di gioco con
coetanei compagni di scuola. Il rapporto con i propri pari è stato
fondamentale. Ho cercato di inserirli nelle attività sportive
insieme a bambini che conoscevano e questo ha permesso loro di
crearsi un giro di amicizie che sono state molto importanti.
Porto spesso la Piccola in biblioteca dove, ogni settimana, si organizzano momenti di condivisione con mamme ed altri bimbi in cui si cantano canzoncine e si leggono storie.
Le canzoni, per lei, sono state di grandissimo aiuto. La sera ci riserviamo un momento nostro di lettura di un libro in inglese.
Ci aiuta moltissimo ad ampliare il vocabolario.
I cartoni animati sono sempre un po’ in inglese e un po’ in italiano.
In casa si parla italiano.
Fuori casa, specialmente in contesti dove ci sono altri bambini (scuola, biblioteca, parchi giochi) si parla inglese. Questa è una loro esigenza forte.
Il Grande mi chiede sempre di rivolgermi a lui in inglese quando siamo in presenza dei suoi amici. Lo trovo giusto e rispetto questa sua richiesta.
In questo modo non escludiamo mai dalla conversazione gli altri. Passare dall’italiano all’inglese, per loro, adesso, è naturale e non si confondono più.
Porto spesso la Piccola in biblioteca dove, ogni settimana, si organizzano momenti di condivisione con mamme ed altri bimbi in cui si cantano canzoncine e si leggono storie.
Le canzoni, per lei, sono state di grandissimo aiuto. La sera ci riserviamo un momento nostro di lettura di un libro in inglese.
Ci aiuta moltissimo ad ampliare il vocabolario.
I cartoni animati sono sempre un po’ in inglese e un po’ in italiano.
In casa si parla italiano.
Fuori casa, specialmente in contesti dove ci sono altri bambini (scuola, biblioteca, parchi giochi) si parla inglese. Questa è una loro esigenza forte.
Il Grande mi chiede sempre di rivolgermi a lui in inglese quando siamo in presenza dei suoi amici. Lo trovo giusto e rispetto questa sua richiesta.
In questo modo non escludiamo mai dalla conversazione gli altri. Passare dall’italiano all’inglese, per loro, adesso, è naturale e non si confondono più.
Per me
vederli così coraggiosi, così curiosi e così finalmente liberi è
motivo di orgoglio e commozione. E’ stata durissima, ma loro sono
stati dei piccoli grandi eroi.
Scritto da Miriam
4 commenti
Crescere bilingue è una cosa splendida! Quando saranno avanti ti ringrazieranno eccome di questo grande regalo che gli avete fatto!
RispondiEliminaGilda di www.nonpuoesserevero.blogspot.it
Ciao Gilda. Ti do perfettamente ragione. Il più grande ha pianto tanto, ma penso sia normale. Non posso dire sia stata una passeggiata, ma sono certa che da grande sarà davvero contento di questa sua capacità . E vedo che, sebbene gli manchino ancora tanto (per fortuna) le amicizie, i nonni e i parenti italiani, ora è sereno, parla due lingue, e va avanti come un treno! :)
EliminaEccomi a trovare un po' di tempo per guardarmi il vostro bellissimo progetto di questo nuovo blog..complimenti a tutte!
RispondiEliminaHo realizzato ora che quando mi sono trasferita i miei bimbi avevano esattamente gli anni dei tuoi. Io voglio portare invece un'esperienza del tutto positiva e meno traumatica di quello che mi aspettavo. E protagonista ne è proprio il grande che era quello che mi dava tante preoccupazioni per il suo carattere solitamente molto difficile e sensibile ai cambiamenti. Lui è andato agli ultimi mesi della reception ( 5 per l'esattezza e questo sicuramente l'ha aiutato un po' di più rispetto al tuo) senza conoscere una parola inglese e mai è andato a scuola senza entusiasmo, mai ha pianto e mai mi ha detto mamma voglio andare via. Sono ovviamente la prima ad essermene sorpresa tanto mi ero angosciata prima della partenza. In questo sicuramente ha aiutato il fatto che la scuola che abbiamo scelto sia in un luogo bellissimo pieno di verde, l' ambiente assolutamente familiare e adatto allo spirito piuttosto libero di mio figlio. Scrivo questo non per sminuire il problema, ma per dire che non sempre debba essere per forza tutto difficile. È giusto essere preparati e informati, ma alla fine serve a poco angustiarsi troppo prima. E, proprio nelle difficoltà , mio figlio mi ha dimostrato di sapersela cavare molto meglio di me! Credo che ci sia il bimbo che ci arriva prima a sentirsi bene e quello che impiega di più come è naturale che sia, ma prima o poi ci arriva!
Ciao mamma in oriente, sono contenta di sapere che ci possano essere anche esperienze positive di inizio! Ovviamente ogni bambino reagisce in modo diverso ai cambiamenti. Credo però che siano tutti piccoli eroi. I tempo possono essere diversi, ma lo abbiamo visto, i risultati sono garantiti per tutti.. :)
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