Quello di oggi è un post un po' diverso dai soliti: non parlerò di libri, non parlerò di fonetica, non vi suggerirò letture divertenti,...

Bilinguismo ed emozioni

By 12:16 , ,

Quello di oggi è un post un po' diverso dai soliti: non parlerò di libri, non parlerò di fonetica, non vi suggerirò letture divertenti, non vi lascerò link a siti utilissimi ma vi racconterò di come una lingua possa essere odiata o amata da un bambino e da come questo  dipenda dall'approccio che gli diamo, dalle emozioni che scateniamo e dalle esperienze connesse ad essa che il bambino vive.

Una lingua non è solo un insieme di parole, suoni, la lingua è emozione, lingua è cultura.

Uno dei miei figli, il più grande, ha dovuto scegliere qualche settimana fa la lingua straniera da seguire nei prossimi anni scolastici. 
Lui sta frequentando il primo anno di High School qui in Inghilterra ed ha avuto la possibilità di fare circa 5 mesi di Francese e circa 5 mesi di Spagnolo, questo per permettere agli alunni di avere un'infarinatura delle due lingue e poter scegliere con cognizione di causa con quale lingua straniera proseguire nei successivi anni di studio.
Così quando ci siamo seduti intorno al tavolo con lui per completare il foglio della scelta della lingua lui ha detto "spagnolo", senza pensarci troppo. 

Il francese, la lingua che lui capisce alla perfezione dopo aver vissuto in Francia cinque anni ed aver fatto scuola materna ed i primi due di primaria là, non lo vuole proprio fare, non gli piace, a dire il vero, gli sta pure un po' antipatica come lingua, per dirlo in parole gentili!

Nella scuola inglese tendono a far scegliere agli alunni la lingua nella quale hanno risultati migliori, lui ovviamente ha avuto ottimi voti in francese ma si è difeso benissimo anche con lo spagnolo.

La sua scelta è stata più che comprensibile per noi e non l'abbiamo forzato in nessuna direzione anzi, consapevoli del fatto che studiare una lingua debba essere un piacere, lo abbiamo appoggiato e sostenuto nella sua scelta di studiare spagnolo dall'anno prossimo. 

Il francese per lui è stata la prima esperienza di bilinguismo, iniziata terribilmente male nella scuola materna che ha frequentato in Francia
Abbiamo avuto l'immensa sfortuna di incontrare nel nostro cammino una maestra che di maestra non aveva nulla e che di bilinguismo sapeva ben poco e quel poco che credeva di sapere era palesemente errato. 

Lei sgridava mio figlio perchè non esprimeva in classe - lui era appena arrivato in Francia e non sapeva la lingua. 

Lei mi bloccava ogni giorno all'uscita per dirmi davanti a lui che il bambino aveva dei problemi di ritardo del linguaggio - mio figlio aveva appena compiuto tre anni, parlava solo italiano, ci eravamo trasferiti in Francia da 6 mesi. 

Lei non gli faceva fare la ricreazione con gli altri bambini perché doveva tenerlo in classe con lei e fargli fare delle schede con immagini e parole per fargli imparare il vocabolario - lui voleva giocare con i suoi compagni. 

Lei mi ha espressamente detto più di una volta di smetterla di parlare italiano in casa altrimenti mio figlio non avrebbe mai imparato il francese - noi siamo italiani e parliamo italiano in casa, non avrei mai potuto fare diversamente. 

Quello che ha vissuto mio figlio in quei mesi a scuola con quella maestra lo hanno segnato, indubbiamente, dal punto di vista di "amore" per la lingua e dal punto di vista dell'autostima. 
Gli anni successivi sono andati meglio, anche se diciamo che l'approccio psico-pedagogico delle scuole francesi che hanno frequentato i miei figli non rispecchiavano di certo la mia visione di scuola che rispetta il bambino come singolo individuo ed i suoi ritmi, che promuovere il bilinguismo e multiculturalismo e che motiva il bambino. 

Tutto questo vissuto, tutte le esperienze non al 100% positive vissute in Francia hanno influenzato la sua scelta e sono la causa della sua insofferenza per questa lingua e un totale disinteressamento nei suoi confronti. 

Mi metto una mano sul petto e dico che è stato anche in parte colpa nostra.
Quando ci siamo ritrovati in questa nuova nazione, in Inghilterra, con tre lingue  da gestire, non è stato facile decidere cosa fare del francese ed io, che mi sarei potuta impegnare per farglielo mantenere, ho gettato la spugna, per la poca voglia, il poco tempo e la poca passione ed ho preferito focalizzarmi nell'aiutarli con la nuova lingua, l'inglese. 

Io al contrario amo il francese, è stata la lingua con cui sono cresciuta nei miei primi 4 anni di vita in Francia  (qui la storia del mio bilinguismo), è la lingua con cui mi parlavano i miei genitori da bambina, è la lingua dei primi dischi di canzoni. E' la lingua legata a belle emozioni, tutto qui. 

Tutto questo post, tutto questo racconto di un'esperienza così personale per dire che se volete insegnare a vostro figlio una nuova lingua fatelo con allegria, con gioia, facendolo divertire, non commettete certi errori cruciali nella gestione del bilinguismo
Non fate diventare l'apprendimento della nuova lingua una forzatura, un momento solo di mero studio, create intorno alla lingua dei momenti unici, particolari, piacevoli.
Fateli cantare, fateli ridere in inglese, cercate di organizzare una routine che amano che sia solo in quella lingua e se non vedrete risultati immediati pazienza, non demoralizzatevi e non demoralizzate loro, ci vuole quell'approccio di growth mindset che io cerco sempre di seguire e che dà ottimi risultati sul lungo termine. 


Scritto da Fabiana - MammaFarAndAway

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