E' il 1978 quando una bambina nasce in terra straniera, da genitori italiani, immigrati degli anni '60 in Francia ed integrati talm...

Il mio personale bilinguismo

By 08:58 , ,

E' il 1978 quando una bambina nasce in terra straniera, da genitori italiani, immigrati degli anni '60 in Francia ed integrati talmente tanto da parlare più il francese che l'italiano. 

Quella bambina all'età di quattro anni si è trasferita con la sua famiglia in Italia, ed è lì che è cresciuta.
Con la conoscenza di poche parole d'italiano è stata catapultata nella realtà di un nuovo paese, nella vita sociale dell'asilo e del piccolo paesino di provincia.
E' sopravvissuta, senza traumi particolari.

La lingua parlata in casa continuava ad essere il francese, perché i suoi genitori erano abituati così, nonostante fossero italiani, e faceva comodo parlare una lingua che nessuno capiva in un paesino dove parlavano pure i muri.

Nel giro di un paio di mesi quella bambina di quattro anni era diventata fluente in italiano e con fare deciso aveva detto ai suoi genitori "io il francese non lo parlo più, siamo in Italia ed io parlo italiano".
Non erano anni in cui c'era attenzione per il bilinguismo e quella bambina era come una marziana in una classe di bambini di quattro anni tutti italiani.

Quella bambina è cresciuta con una mamma e un papà che si rivolgevano a lei in francese e lei rispondeva in italiano. E la mamma e il papà non lo facevano di certo perché il bilinguismo fa bene, perché le ricerche dicono che i bambini bilingue sono più intelligenti o per darle maggiori opportunità nella vita. 
Quelle ricerche negli anni '80 ancora non c'erano e la consapevolezza del bilinguismo non esisteva, per lo meno dalle nostre parti!
Parlavano francese perché era più comodo, soprattuto per la sua mamma che aveva fatto tutte le scuole in Francia e che si sentiva più a suo agio nel parlare quella lingua.

Quella bambina sono io, Fabienne, così mi chiamavano da piccola ma presto sono diventata Fabiana (qui trovate un pezzetto della mia storia). 
Con il senno di poi penso che Fabienne non era male, ma mio padre, italiano orgoglioso, voleva un nome italiano per sua figlia sui documenti, per cui Fabiana fu.

Io sono cresciuta così, con una lingua sentita, ascoltata ma mai parlata, senza che mai mi fossero fatte forzature per rispondere (uno dei grandi errori  che trovate qui), per  parlare o scrivere in francese. 
Ho vissuto un bilinguismo inconsapevole e diciamo "passivo".
Quando alle medie mi sono trovata a seguire le lezioni di francese sono "esplosa". 
Mi sono resa conto che quella lingua la sapevo, che riuscivo a pensare nella mia testa in francese, che le parole mi uscivano naturalmente con la pronuncia giusta e che l'unica difficoltà era la scrittura, considerando anche la complessità della grammatica e fonetica francese.

Da allora il mio francese è diventato "consapevole", ne ho scoperto i vantaggi e mi è servito nel periodo universitario e nella successiva fase di ricerca lavoro.
Il mio bilinguismo mi ha anche permesso di imparare le altre lingue, l'inglese e lo spagnolo, perché quando la mente è già abituata a fare lo "switch" da una lingua all'altra, aggiungerne una nuova non è poi così complicato.
Questa mia esperienza mi è stata utile nel gestire il bilinguismo e triliguismo dei miei figli, che si sono trovati immersi prima nel francese e da qualche mese nel mondo inglese.

Non gli ho mai messo pressioni e sono sempre stata consapevole di quanto il cervello dei bambini sia come una "spugna" che assorbe e prima o poi butta fuori.

Le lingue i bambini le imparano con l'esposizione, con l'ascolto, non importa se all'inizio non rispondo, se non ci danno feedback, noi continuiamo imperterriti perché quei suoni, quelle parole dette in un'altra lingua entrano piano piano nelle loro testoline e si piazzano lì, in qualche parte del cervello e prima o poi ritornano, prima o poi sapranno farle uscire. 
Non ho letto libri, non ho studiato l'argomento ma l'ho semplicemente vissuto su me stessa.


Scritto da Fabiana

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